Royal Stylist di professione
Le consulenti di stile che si occupano del guardaroba e degli accessori di regine, principesse e duchesse di ogni dove sono praticamente tutte donne, super esperte di protocollo, legate a doppio filo con i brand più prestigiosi ed in voga, e sono profonde conoscitrici degli appuntamenti del calendario sociale ‘reale’.
Le royal stylist devono conoscere le tradizioni, le implacabili regole dei protocolli reali, ed al contempo essere sempre aggiornate e calate nella contemporaneità: ciò affinchè, che si tratti di impegni formali o semplicemente di una passeggiata in campagna, la royal indossatrice sia sempre adeguata ed impeccabile.
Ad oggi praticamente tutte, regine, principesse, duchesse, hanno una professionista che le segue e le consiglia costantemente, centimetro in una mano e rubrica telefonica nell’altra.
La compianta regina Elisabetta, dallo stile indiscutibilmente unico, si è affidata nella prima parte della sua vita ai sarti Norman Hartnell e Hardy Amies, nonché a Bobo MacDonald, bambinaia prima e personal dresser poi: un legame durato quasi 70 anni. Negli ultimi anni dell’indimenticabile Quenn, Angela Kelly è passata da sua assistente a guardarobiera senior: molto più che una sarta, è stata per lei amica, confidente, consigliera.
Allo stesso modo, per Lady Diana Anna Harvey era più che altro una consigliera. La futura principessa e l’allora fashion editor di British Vogue si conobbero nel 1980: Diana, soprannominata ‘Shi Di’, era una ragazza aristocratica ma semplice, ancora tutta maglioncini, gonnelline e salopette. Anna Harvey le presentò tutti gli stilisti dei quali si è poi servita da principessa, da Catherine Walker a Bruce Oldfield, da Victor Edelstein a Gianni Versace. Anna ha contribuito inesorabilmente a costruire l’immagine di Diana ed il suo affermarsi poi come fashion icon.
Quando Kate Middleton è stata messa sotto i riflettori, dopo avere sposato il principe William nel 2011, il suo stile ‘alla mano’ era tutto un susseguirsi di tubini stretti e rassicuranti, anche acquistati in serie. Si dice che sia stata la stessa regina Elisabetta ad incitarla ad essere un po’ più ‘regale’. Da qui la scelta della bella duchessa, in partenza per il tour in Australia e Nuova Zelanda, di affidarsi a Natasha Archer come personal dresser. A Natasha si deve l’evoluzione dello stile di Kate e la sua nomina a ‘royal best dressed’: abiti riciclati, il sapiente mescolarsi di lusso e basso costo, la scelta patriottica di stilisti britannici, i coat dress. Nel 2019 la Archer ha ricevuto da William anche la nomina a membro del Royal Victorian Order con una cerimonia a Buckingham Palace.
Per quanto riguarda gli styling di Meghan, ricordiamo una tra le sue migliori amiche, Jessica Mulroney, fashion consultant conosciuta ai tempi di Suits . Nel periodo tra il tour in Africa ed il suo addio alla casa reale, Meghan, pur senza mai perdere l’occasione di decidere in autonomia alcuni dei suoi outfit, si è però affidata a Maria Means Cote, ex PR e responsabile delle relazioni con le celebrità per Prada.
Merita una menzione Camilla, che, nel suo lento ed ‘imperturbabile’ procedere al fianco dell’amato Carlo, ha perseverato a lungo impavida (o forse inconsapevole) nel non avere una stylist: ad oggi ha però ereditato la personal dresser della Regina Madre. Jacqui Meakin è l’assistente personale della duchessa di Cornovaglia e la supporta nelle scelte stilistiche per assolvere agli impegni reali e non solo.
Fiona Clare, Anna Valentine e Philip Treacy sono le firme di riferimento del guardaroba della nuova regina consorte. Un grazie sincero a Jacqui, per aver dato una grande mano al discutibile gusto di Camilla, facendola finire addirittura sulla copertina di British Vogue in occasione del suo 75mo compleanno: quando si dice l’imponderabile.
Infine una menzione particolare a Eva Fernandez, la riservatissima stylist di Letizia di Spagna. Per le occasioni più importanti e patinate, la bella sovrana era solita rivolgersi al designer di fiducia Felipe Varela: nel 2015, dopo avere incontrato Eva in uno showroom, la regina ha deciso di rendere meno ‘ingessato’ il proprio stile aprendosi alle grandi firme ed a tanti brand made in Spagna come The 2nd Skin, Laura Bernal, José Hidalgo, Zara, Massimo Dutti e Uterqüe.
Forse molte di voi penseranno che non essere libere di indossare ciò che si vuole o si ritiene adeguato ad una determinata occasione sia una privazione della libertà: in molti casi un personal dresser può essere vissuto come una costrizione più che come un privilegio. Ma, trovata la cifra stilistica più vicina alla propria personalità, avere un professionista che ‘metta insieme i pezzi’ in modo coerente e ci garantisca di essere sempre impeccabili, uniche e raffinatissime non è poi così male. No?