Abiti nuziali e rivoluzione gender fluid
Per quanti non aderiscono ad un’identità di genere binaria, gli abiti sono molto più di pezzi di tessuto abilmente cuciti assieme: essi costituiscono una grande opportunità di espressione e rappresentazione del ‘sé’.
In favore di una rivoluzione gender fluid che appare sempre più imminente, numerosi brand del lusso si liberano delle tradizionali categorie di abiti nuziali ‘per lui’ e ‘per lei’, mescolando irrimediabilmente abiti, completi, accessori e corsetti.
Quanti quotidianamente scelgono di indossare capi non propriamente femminili né maschili, non trovando atelier adeguati al proprio sentire, decidono di creare da sé i propri outfit nuziali, magari combinando capi prêt-à-porter firmati e pezzi vintage: è importante, nel giorno delle proprie nozze (come in ogni giorno della propria vita), essere il più autentici possibile, e ‘non vestire i panni’ di altri. Il guardaroba è solo uno specchio di come abitiamo la nostra stessa pelle.
Dunque nulla di strano se uno sposo decide di indossare un elegantissimo smoking per la cerimonia simbolica ed un abito lungo per il ricevimento ed il party danzante. Nessun problema se un uomo sceglie di indossare una cappa o un mantello sul proprio completo, per personalizzarlo e sdrammatizzarlo.
Via libera anche a creazioni uniche super-personalizzate ed ‘autodidatte’, in quanto ad oggi è ancora difficile, anche se non impossibile, trovare collezioni bridal o menswear davvero gender neutral (a meno che non si vada su firme di lusso dai budget improbabili).
Negli ultimi anni, vari brand del mercato di massa hanno incrementato la proposta creativa di abiti nuziali gender fluid: diversi stilisti ‘queer’ hanno dedicato parte delle proprie linee ai membri della propria comunità. Si tratta di sperimentazione e, al contempo, di ‘responsabilità’: Jackson Wiederhoeft, fondatore e titolare del brand Wiederhoeft, ha creato diverse collezioni di capi transgender, non binari, femminili e maschili, non solo destinate al settore wedding.
Le collezioni bridal gender fluid sono linee dotate di contenuto, sostanza e coerenza tanto nel design quanto nella visione estetica: abiti, gonne e corsetti sono pensati e realizzati tanto per i corpi maschili quanto per quelli femminili. Il lavoro-missione degli stilisti queer è far sì che le persone si sentano bene nei propri abiti, indipendentemente da taglia e identità di genere: le collezioni bridal devono rispondere all’esigenza di ogni individuo di esprimersi in piena autenticità nel giorno del proprio matrimonio, indipendentemente dalle aspettative altrui e della società tutta.
Alla Bridal Fashion Week di New York, il marchio ucraino Milla Nova ha stupito tutti con la sua collezione couture 2024: moltissimi i modelli unisex, gender fluid, con mantelli ornati di perle, corsetteria di ispirazione barocca, pantaloni aderenti e giacche di organza floreale. Vladylav Klok, vicepresidente marketing di Milla Nova, ha affermato che il marchio da lui rappresentato trova grande ispirazione nella comunità LGBTQ+, e che le loro collezioni sono destinate tanto agli uomini quanto alle donne: impalpabili camicie di seta e strutturati corsetti per tutti, in modo interscambiabile.
Si tratta di un vero e proprio trend rivoluzionario ed in crescita: completi sartoriali ready-to-wear sono disponibili per corpi femminili nelle proposte di marchi come Suitshop e Nadine Merabi, mentre maison come Alexander McQueen, Thom Browne e Simone Rocha disegnano e realizzano gonne per corpi maschili.
In quanto ‘creazione artistica’ dall’idea fino alla realizzazione finale, la moda, bridal e non solo, non conosce vincoli e si fa beffa delle categorie chiuse: la libertà è l’unica regola alla quale l’arte accetta di piegarsi.
In fondo, se ci pensate, tutto ciò che merita di essere celebrato è nato da una rivoluzione.